TARANTO - Truffa al Comune: chiesta la condanna per 7 indagati, che simularono l’esistenza di un contratto di lavoro, per ottenere maggiori rimborsi dall’ente!

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TARANTO - Truffa al Comune: chiesta la condanna per 7 indagati, che simularono l’esistenza di un contratto di lavoro, per ottenere maggiori rimborsi dall’ente!

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Pubblicato da redazione in Taranto · 26 Novembre 2024
Tags: cronacatruffaalComunecondanna7indagatisimularonouncontrattodilavororimborsienteconsiglieriamministratori
Sono sette le richieste di condanna avanzate dal pubblico ministero nei confronti di altrettanti imputati, tra cui quattro consiglieri comunali, coinvolti nell’inchiesta sui rimborsi al Comune di Taranto.

Nella sua requisitoria il pm  ha ripercorso le indagini e l’istruttoria del processo sostenendo che gli elementi raccolti abbiano portato alla luce gli elementi che provano la truffa ai danni dell’ente civico compiuta, secondo l’accusa, dai consiglieri (due in carica e due della precedente amministrazione) che, con la compiacenza di tre titolari delle imprese, tra il 2017 e il 2019, avrebbero in alcuni casi simulato l’esistenza di un contratto di lavoro e in altri casi gonfiato l’inquadramento contrattuale e quindi lo stipendio per ottenere maggiori rimborsi del Comune.

Il magistrato inquirente nella sua discussione ha spiegato che le tipologie emerse in questa vicenda sono sostanzialmente due: il primo caso riguarda il consigliere in carica Piero Bitetti e la ex Floriana De Gennaro; il rappresentante dell’accusa ha infatti evidenziato che entrambi hanno da sempre lavorato nelle rispettive aziende a conduzione familiare, ma la loro non è una posizione da inquadrare come quella di un dipendente, ma di fatto parificata a quella di dirigenti o addirittura di proprietari che quindi, secondo la procura, non può essere ricondotta alla tipologia di contratto che consente di ottenere i rimborsi.

Il secondo caso è quello che riguarda invece la consigliera in carica Carmen Casula e l’ex Emidio Albani: per loro, il pm Colella, ha parlato di “contributi minimali” forniti alle aziende che non giustificano gli importi elevati che gli erano stati attribuiti.

Al termine della sua discussione il magistrato ha chiesto la condanna a 2 anni di reclusione per Bitetti, De Gennaro e un terzo imputato mentre per Casula e Albani e i loro rispettivi titolari la richiesta di condanna è salita a 2 anni e 8 mesi di carcere.

Nelle prossime udienze sarà il collegio difensivo a evidenziare invece gli elementi che mostrerebbero l’estraneità degli imputati alle accuse formulate.

Poi il giudice dovrà ritirarsi in camera di consiglio per emettere il verdetto.



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