TARANTO - Falsificarono un biglietto dei gratta e vinci per riscuotere 10 milioni di euro: chiesta la condanna a tre anni di reclusione, per due imputati!
Pubblicato da redazione in Taranto · 11 Dicembre 2024
Tags: cronaca, falso, gratta, e, vinci, riscuotere, 10, milioni, di, euro, condanna, a, tre, anni, reclusione, imputati
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Sono due le condanne chieste dalla pubblica accusa nei confronti di
altrettanti imputati, una donna 46enne e il fratello 47enne, entrambi di Ceglie
Messapica, finiti a processo con l’accusa di aver falsificato un biglietto del
Maxi Miliardario nel 2013 per portarsi a casa un jackpot da 10 milioni di euro.
Un raggiro arrivato, secondo la procura, a un passo dall’incasso: i due
imputati, infatti, assieme al 51enne di Martina Franca condannato in
abbreviato, si erano presentati dal notaio per mettere al sicuro il bottino
depositando il Gratta e Vinci che una volta arrivato alla commissione
incaricata di controllare le vincite della Lotteria nazionale è risultato
essere contraffatto mandando quindi in frantumi il sogno di diventare milionari
e procurando ai tre una denuncia per tentata truffa, falso e ricettazione.
Durante l’udienza la pubblica accusa ha chiesto una pena a 3 anni di carcere
per entrambi.
A rispondere alle domande, dinanzi al giudice, è stata per prima la
46enne, confermando che quel giorno assieme al 47enne, avevano acquistato 4
biglietti per tentare la fortuna: quando hanno capito poi di non aver vinto per
soli due numeri, hanno prima strappato i tagliandi, ma poi ci hanno ripensato: tornati a casa, infatti, hanno avuto l’idea di applicare lo scotch e unire i
pezzi giusti.
Ricostruzione confermata anche dal fratello della donna, che ha poi
aggiunto di aver cercato l’aiuto nell’amico 51enne per rendere il bluff più
credibile: il tarantino, infatti, secondo i due imputati, si era incaricato di
mettersi personalmente in contatto con un notaio e fissare l’appuntamento a
cui i tre si sono presentati per depositare il Gratta e Vinci contraffatto.
Un
tentativo anche goffo stando a quanto si legge negli atti dell’inchiesta
partita subito dopo la segnalazione alla magistratura.