BARI - Dentisti evadono le tasse per 6 milioni di euro, con l’aiuto di Paolo Carbone, un ingegnere informatico: 29 indagati!
Pubblicato da redazione in Bari · 21 Novembre 2024
Tags: cronaca, dentisti, odontoiatri, evasione, fiscale, Paolo, Carbone, ingegnere, informatico, 29, indagati
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La Procura di Bari ha chiuso le
indagini nei confronti di 28 dentisti di Bari e provincia, di tre società
esercenti l'attività di studio odontoiatrico, dell'ingegnere informatico di
Palo del Colle Tommaso Carbone e di una sua società.
I 29 sono indagati per dichiarazione fraudolenta mediante altri
artifici.
Le quattro società rispondono invece per la responsabilità
amministrativa degli enti; per l'accusa, negli anni tra
il 2015 e il 2020, gli indagati avrebbero evaso imposte per oltre 6 milioni di
euro.
Le indagini, partite da una verifica fiscale avviata dal nucleo di
polizia economico-finanziaria della finanza, hanno consentito di individuare in
Carbone l'ideatore e il fornitore di un software gestionale che permetteva ai
professionisti che lo utilizzavano di tenere una contabilità dei compensi
ricevuti ma non dichiarati.
Il sistema gestionale avrebbe consentito di creare
delle "schede cliente" nelle quali, dopo aver premuto il tasto F12
della tastiera e digitato una password, era possibile rendicontare i compensi
percepiti in nero.
Il gestionale permetteva anche di memorizzare la contabilità
parallela su supporti esterni, rimovibili in caso di controlli e non
accessibili senza prima aver premuto F12 e digitato la password.
Il sistema permetteva quindi
di tenere distinti due archivi informatici: uno interno definito
"gestionale" con i dati delle fatture, uno esterno chiamato
"storico" per raccogliere "i dati nella loro totalità",
come spiega la finanza in un comunicato, e dunque anche quelli non annotati
nella contabilità ufficiale.
Carbone avrebbe anche creato
delle chat per parlare con i suoi clienti, "rimandando ulteriori
spiegazioni ad incontri di persona e facendo riferimento alla contabilità
'black'", scrive sempre la finanza.
A supporto delle indagini anche le
dichiarazioni di diversi pazienti, che hanno dichiarato di aver versato importi
in contanti dopo le visite senza ricevere fattura.